Dante una libertà pasquale.

Utica. Da cui Uticense.
Nella domenica di Pasqua del 1300 (la data è controversa), Dante, accompagnato dal poeta latino Virgilio, inizia la sua visita al Purgatorio. All’entrata, i due poeti incontrano Catone, detto l’Uticense.
Eh, già qui, una rivoluzione.
Quando Dante scrisse la Divina Commedia, il Purgatorio era stato inventato da circa 100 anni. Quisquilie.
Col suo genio, Dante faceva di ogni limite quel che voleva: risolse la teologia del Purgatorio, rappresentandolo quale montagna da ascendere; e sfruttò il vincolo della “terzina incatenata di endecasillabi” per creare poetiche espressioni linguistiche sublimi. Quel che si dice, appunto, un genio.
Resta il fatto che Catone l’Uticense, lì, all’ingresso del Purgatorio, non avrebbe dovuto trovarsi, perché era pagano e per di più suicida.
Eppure, c’era, perché Catone fu il campione integerrimo delle virtù repubblicane di Roma e, dunque, ci insegna Dante, l’anelito alla libertà sta oltre anche la non conoscenza di Dio e il peccato mortale del suicidio.
Sì, perché nella Divina Commedia tutto è eccezionale.
La nascita del Purgatorio fu e rimane il più geniale colpo di marcheting della storia. Esempio di come la Chiesa, ai tempi, potesse gettare nella mischia ingegni finissimi e menti eccelse, capaci di far quadrare complicatissime questioni teologiche con l’inevitabile corso della storia (l’ascesa del capitalismo), rafforzando nel contempo il proprio ruolo (l’intermediazione per i defunti).
Il tutto, ricorrendo a sottigliezze dottrinali, culturali e politiche mirabili e. forse, mai più ripetutesi.
Alla classica domanda dell’isola deserta, il critico letterario Harold Bloom (da non confondersi con Leopold Bloom, il pubblicitario fallito protagonista dell’Ulysses di Joyce) rispose sicuro che avrebbe portato con sé le opere di Shakespeare, la Bibbia e Dante. James Joyce (vedi sopra) optò invece, come secondo libro, per la Divina Commedia.
“Petrarca, Boccaccio, Chaucer, Shelley, Rossetti, Yeats, Joyce, Pound, Eliot, Borges…” (cit) e tanti altri, i devoti di Dante. Ezra Pound al punto da trarre l’idea e il titolo dei suoi Cantos. E così via, andante.
Dante, dunque; viandante dell’al di là, dell’andare al di là di ogni confinamento, per la cronaca lockdown, col genio creativo dell’immaginazione. Dante, participio presente, di libertà, anche e soprattutto pasquali.
Perché, ora e sempre è tutto e tutta solo una divina commedia.
Quindi, buon anniversario a Dante e buona Pasqua a tutti.