Monologo inferiore.

Piccola gita, visita in libreria, entriamo, scorgo un fila di copertine verde celadon, intuisco l’autore, cerco un suo titolo che non ho letto, estraggo un libro e lo apro a caso: Che importanza ha essere vissuti per tanti anni, se un giorno solo ci fa capire che non ci resta niente?
Lo compro, ovviamente. 13 euro.

Lo compro per quella frase, saltata fuori per caso, che oggi, forse, nessuno saprebbe né concepire né scrivere, non con pari ironia, non così, buttata lì, buttata decisamente via, nascosta, senza un romanzo intorno, che nelle giuste mani diverrebbe, ovviamente ancora, il caso editoriale dell’anno.

Si esce e si entra in un locale, per pranzo; c’è scritto “tipico”. Seduti, opto per una piccola specialità del luogo che mi viene servita al tavolo da un ragazzo che parla un po’ di italiano; due fette di pane, un po’ di qualcosa dentro e una birra, “fanno 25 euro”. Guardo lo scontrino, il locale è un franchising di ristorazione. Seduta a un tavolo vicino, una ragazza ride e rimprovera a voce alta un suo amico: Ma sei diventato un vecchio schifoso col catetere!

Non è colpa di niente e nessuno, sia chiaro. Nemmeno di quella ragazza.
Oggi stiamo tutti meglio, per fortuna. Il problema è solo mio ed è che le località turistiche mi creano disagio. Esserci, mi crea disagio. Camminarci. Per quel che vedi, senti, per quello che non annusi, luoghi inodore, insapore, balconi chiusi delle seconde case, stessi negozi del centro di Milano, aperti due mesi l’anno, niente da scoprire, di insolito, di originale, una finzione fattasi spazio, immunità umana, ma, ovviamente per l’ultima volta, c’è la mostra fotografica su una guerra con tavolino per una firma per la pace.

Io passeggio, guardo e penso: che importanza ha essere vissuti per tanti anni, se un giorno solo ci fa capire che non ci resta niente?
13 euro ben spesi.

(Ennio Flaiano, Diario degli errori, Adelphi, 2002).