Dal 1968.
- Pubblicato 21 Aprile, 2023
I chioschi, o baracchini, quelli in riva al mare.
Uno, lo conosco, è lì dal 1968. Non importa la località e la data è scritta su un frontone. Chiosco più volte ristrutturato, nel tempo ha perso la sua leggendaria livrea di legno bianco e blu, scolorito, roso e invecchiato dalla salsedine, odore tipico di marcio e alghe, qua e là con i buchi. Il proprietario si chiama Walter, volto rubicondo, colpi di tosse tipo asfaltatrice, alle 9 della mattina dà l’impressione di essersi già fumato un pacchetto di sigarette.
Il chiosco è lui e lui è lì da sempre, dalle 5 alla chiusura serale; una volta presidiava con la scopa in mano, oggi con quegli infernali motorini che sventolano baccano e aria per spingere un po’ più in là la sabbia.
Lo ricordiamo, Walter, da giovane, in Porsche, magro e di cuoio, 10 chili d’oro addosso. Ne ha passate tante, dicono, guai, fortune e disavventure. Il capello, però, è sempre quello, ancora lì, nero, tirato indietro col gel. Tutto il resto, oggi, è sfatto, con 30 chili in più, niente oro, niente Porsche, età indefinibile, ma ancora rapido nei movimenti e sempre lì, al baracchino, dalla prima alba alla chiusura, non più a servire e pulire, ma comunque lì, a vigilare, seduto nel retrobottega, all’ombra, ragnatela di vene rotte e occhi con biografia integrata. Ricorda un po’ quei monumentali tronchi scuri spiaggiati, mutilati e ridotti all’essenziale, dopo aver navigato, chissà per quanto tempo, in mezzo al mare. Fa un po’ paura, confesso, d’autorità e alienazione. Ma quando passo ci torno e bevo un caffè, con scontrino.
Resistere, please, finché possibile. Grazie.